Tra i picchi innevati tre giorni intensivi di formazione con la kinesiologia per i maestri di sci.
Partendo dai presupposti basilari della Kinesiologia, e cioè che esiste una relazione tra i muscoli dell’organismo ed i meridiani energetici dell’agopuntura e cioè i canali in cui scorre l’energia vitale, è nato il progetto di applicare formazione specifica con intervento kinesiologico in ambito sportivo, per aiutare gli sportivi nella consapevolezza e regolazione emozionale ed energetica. Infatti dopo aver applicato fruttuosamente questa metodologia in atleti di tiro con l’arco, e di tiro a segno, ci è stato richiesto di applicare l’intervento in un gruppo di maestri di sci che a loro volta istruiscono e formano le nuove leve dell’arte sciistica sulle vette del Tonale.
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Un’avventura tutta da ideare, pur avendo la solidità dei nostri strumenti sia di kinesiologhe che di formatrici. Infatti il gruppo era formato da sei maestri di sci già a loro volta formatori, dai 23 ai 54 anni, ( 3 uomini e 3 donne), dotati di grande professionalità, con richieste eterogenee. Alcuni desideravano acquisire strumenti specifici per gestire i gruppi di allievi, altri volevano imparare in prima persona a gestire le proprie emozioni, altri volevano acquisire qualche minimo strumento per migliorare le proprie prestazioni nei giorni di perdita di armonia, o quando ci si sente osservati o sotto esame e su come poterlo anche comunicare.
Quindi le parole chiave del nostro intervento sono state: prestazioni, emozioni, comunicazione, gestione efficace e energia.
Il primo giorno ci siamo quindi focalizzate sullo sciogliere lo stress di prestazione sugli standard che ci sono imposti dall’esterno, che noi imponiamo a noi stessi e che poi imponiamo agli altri. Attraverso sedute individuali, e successivamente condivisioni di gruppo, abbiamo affrontato il grande scoglio della spontaneità e la libertà di movimento, sia mentale che fisico, che immobilizzava spesso le loro potenzialità espressive, in quanto legati a vecchi schemi o tecniche sciistiche consolidate che ripetevano da svariati anni.
Una piccola prova pratica ha stupito tutto il gruppo, su come la diminuizione del proprio stress personale incide sulla percezione della realtà: a inizio giornata, il gruppo ha visto il filmato delle discese fatte il giorno precedente, e ognuno ha commentato le prestazioni. Ai nostri occhi, di profane di questo sport, sembravano tutti bravissimi, ma il gruppo aveva moltissime puntualizzazioni da fare, sia verso gli altri che verso se stessi. Dopo il lavoro fatto in aula è stato riproiettato il filmato, e tutti hanno concordato sul fatto che erano diventati molto meno critici, e che tutte le notazioni tecniche della mattina erano impercettibili se non addirittura inesistenti.
Quindi sotto stress abbiamo tutti una visione più problematica della realtà, e niente “è mai abbastanza” per soddisfare noi e gli altri. Di conseguenza diventa quasi impossibile raggiungere ciò che vogliamo, e questo ci stressa ulteriormente, e così il circolo vizioso continua senza fine.
Con l’intervento di kinesiologia abbiamo potuto verificare quali persone erano più influenzate dal giudizio degli altri e quali più dal giudizio di se stessi, e questo ha delineato anche il tipo di rapporto gerarchico o di potere che era già in atto nel gruppo e che poteva ostacolare o facilitare le potenzialità di cambiamento del gruppo stesso. Inoltre per ancor meglio sciogliere lo stress sul giudizio, abbiamo ideato e proposta una visualizzazione specifica dal titolo “ la prima volta che ho sciato essendo osservato e giudicato” in cui le varie attivazioni di memorie stressanti venivano lasciate andare e resettate con opportuni interventi di “sense input”.
Il secondo giorno, prima di arrivare sulle piste da sci, abbiamo usato una visualizzazione per far preparare gli atleti alla prestazione, e quindi la prima discesa della giornata è avvenuta in aula, nell’immaginazione di ognuno, con una voce guida che li preparava con un riscaldamento e con l’attenzione ad una armonica fluidità di stile. Arrivati sulla pista ognuno è partito per la propria discesa e per valutare se le visualizzazioni fatte avevano avuto un qualche effetto.
I risultati hanno stupito anche noi: tutti erano concordi nell’affermare che le parti di discesa che erano state visualizzate chiaramente, si erano poi ripetute nella realtà con una fluidità “insolita”. Un maestro ci racconta che nella visualizzazione non era riuscito a vedere una parte della discesa. E in quel pezzo di pista ha sentito che gli sci avevano un difetto (cosa confermata anche da un altro maestro esperto in attrezzature) mentre invece nell’altra parte di pista tutto era andato fluido e senza intoppi. E improvvisamente ricorda che nella parte di pista rimasta oscura nella visualizzazione, l’anno precedente aveva fatto una brutta caduta che gli era costata una lussazione della spalla. Per questo non era riuscito a vederla!
A questo punto nella nostra “aula virtuale dalle pareti innevate” cominciamo a fare delle seduta individuali per migliorare ancora le prestazioni fisiche dei nostri atleti.
E paradossalmente viene fuori che ancora una volta i motivi di stress hanno più a che vedere con le relazioni interpersonali, che con lo sport in se stesso. E’ sabato di fine stagione e in queste piste sono presenti più o meno tutti i colleghi maestri di sci di varie scuole e nazionalità. Ed è tutto un “osservarsi a vicenda”, come afferma uno dei nostri maestri che è stressato perché indossa una giacca di una “scuola di formazione” mentre ha incontrato un suo capo di un’altra “scuola sciistica” dove a volte collabora, e ora teme una qualche ripercussione lavorativa.
Dopo il lavoro individuale, nella condivisione di fine giornata, tutti sostengono che nella nelle ultime discese erano finalmente riusciti a concentrarsi proprio su se stessi, sul movimento, sui muscoli che lavoravano, e un partecipante afferma che era finalmente riuscito a fare una serpentina sulle cunette ghiacciate in un modo così perfetto che non avrebbe mai pensato di poter fare.
Infine la terza giornata, una volta eliminate tutte le interferenze più esterne, relative alle aspettative sociali, alla paura del giudizio, alla competizione, attivata una buona comunicazione sulle emozioni sperimentate e sulla possibilità di gestirle efficacemente quando si comprende la causa di attivazione, e riportata tutta l’attenzione degli atleti sulle sensazioni del proprio corpo e del proprio movimento, arriva il momento del riequilibrio energetico.
Sulla pista a circa 2000 metri di altezza, i maestri iniziano le prime discese per monitorare il loro stato psico-fisico, poi individualmente iniziamo le sedute specifiche sul riequilibrio energetico-muscolare. Infatti secondo i presupposti basilari della Kinesiologia, squilibri a carico di specifici Meridiani Energetici si riflettano in squilibri a carico di muscoli o gruppi muscolari specifici, o viceversa. Quindi incontriamo ad uno ad uno i nostri maestri di sci e troviamo ogni volta l’aspettata correlazione tra muscolo dolorante o rigido, meridiano associato e stato emozionale di sottofondo. E con idonee correzioni e stimolazione dei meridiani, subito si attiva la risposta del corpo e della nuova motivazione positiva che porta gli atleti. Ad esempio, riequilibrando ad un maestro il meridiano Reni, che è collegato con il muscolo psoas, situato nell’interno coscia, riusciamo a fargli ottenere finalmente la giusta tenuta del ginocchio interno, che a suo dire, da anni non gli permetteva di fare serpentine strette e veloci come avrebbe voluto.
A conclusione delle intense giornate di lavoro, gli sciatori sono pronti a fare nuove positive scelte per se stessi e per il miglior svolgimento della loro attività sportiva. Queste le scelte degli atleti: “Scelgo di essere serena in tutto”;“ Scelgo di essere coraggiosa”;“Scelgo di essere flessibile”; “ Scelgo di essere sicuro di me stesso”; “ Scelgo di consolidare e continuare questo stato d’animo molto positivo” ; “ Scelgo di ascoltare le mie emozioni”
E alla fine ci congediamo con un gruppo che è soddisfatto delle proprie discese, del modo felice con cui è tornato a sciare, un modo più libero, più centrato su se stesso, ma forse meno strutturato gerarchicamente e meno timoroso dell’autorità, cosa che ci rimprovera sottilmente il responsabile della scuola, che sente di avere meno controllo su persone più sicure di se stesse!
Bibliografia
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